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Allergia/ intolleranza

Allergia alimentare

L'allergia alimentare è una rapida ed esagerata reazione patologica del sistema immunitario nei confronti di un alimento ingerito. Spesso è scambiata erroneamente con l'intolleranza alimentare (o ipersensibilità alimentare).

Descrizione

Schematicamente, le differenze principali sono:
  • Allergia alimentare: reazione immunomediata alle proteine degli alimenti
  • Reazione a farmaci/sostanze chimiche: caffeina, formaggio/vino: tiramina, sgombro: istamina; additivi alimentari: conservanti, coloranti, ecc.
  • Tossinfezione alimentare: tossine batteriche stafilotossina
  • Intolleranza alimentare: intolleranza al lattosio (deficit di lattasi), intolleranza al glutine: Celiachia

Manifestazioni di allergia alimentare si osservano nel 6% circa dei bambini e nell'1-2% degli adulti; secondo altri autori, nelle popolazioni occidentali, si arriva fino all'8% nei bambini e il 2 - 3,7%Recenti dati USA del CDC/National Center for Health Statistics mostrano un impressionante aumento di questa patologia.
Questa patologia, se pur raramente, può manifestarsi con quadri clinici pericolosi per la vita come lo shock anafilattico. Le allergie alimentari causa di anafilassi potenzialmente fatale, sono dovute per l'80% dei casi ad arachidi e nocciole La reazione allergica determinata dagli alimenti è causa di una variegata sintomatologia che può manifestarsi su vari organi ed apparati come la pelle, l'apparato gastrointestinale, l'apparato respiratorio. Le reazioni allergiche comportano un coinvolgimento di meccanismi immunitari, IgE mediati e cellulo-mediati, che in termini fisiopatologici fanno parte delle ipersensibilità immediata di tipo I.
È opinione condivisa che questa patologia sia dovuta ad una soppressione dei normali meccanismi di tolleranza immunologica alle proteine ingerite con il cibo. Tra gli alimenti maggiormente coinvolti nelle allergie alimentari vi sono il latte, le uova, la soia, le arachidi, le nocciole, il pesce, i crostacei e molti altri alimenti capaci di far degranulare l'istamina contenuta nei mastociti. Per la diagnosi occorre un'attenta anamnesi, seguita da accertamenti di laboratorio, e anche se necessario da test di scatenamento.
Solitamente la gestione della patologia consiste nell'educare il paziente ad evitare rigidamente l'allergene responsabile delle manifestazioni allergiche e contestualmente, in caso di ingestione non intenzionale dello stesso, iniziare una terapia antiallergica. Talvolta è anche possibile una prevenzione farmacologica.

Ippocrate fu il primo a ipotizzare una correlazione tra alimenti e malattie
I primi ad identificare le reazioni avverse agli alimenti furono Ippocrate (460-370 a.C.), il quale comprese che il cibo poteva essere causa di manifestazioni patologiche come l'orticaria e la cefalea, e successivamente Galeno (131-210 d.C.) che pare curasse malati di allergia alimentare.
Nei primi decenni del XX secolo sono state identificate le allergie alle proteine del latte e delle uova.
Le conoscenze sull'allergia alimentare nella storia si inquadrano necessariamente con le conoscenze più generali dell'allergia e dell'immunologia come scienza medica. In questa chiave la prima segnalazione giunta a noi riguarda la reazione a punture di vespe che pare abbia colpito, uccidendolo, il faraone egiziano Menfis vissuto tra il 3640 a.C. e il 3300 a.C. Pare, inoltre, che Nerone debba parte della sua fortuna nell'ascesa al trono dell'Impero romano ad un'allergia del fratello Claudio ai cavalli, che gli impediva di cavalcare insieme all'imperatore Claudio suo padre.

Dobbiamo aspettare i primi anni dell'Ottocento per vedere le prima scoperte che riguarderanno l'immunologia così come la intendiamo oggi. Fu John Bostock, nel 1819, a comprendere che la reazione al fieno (nota come "febbre da fieno") nulla aveva a che vedere con la febbre vera e propria. Ottanta anni dopo, il medico inglese Charles Harrison Blackley mise a punto i primi test allergologici, consistenti nell'applicazione intradermica della sostanza sospetta. La risposta era positiva quando dopo 30 minuti circa appariva un intenso arrossamento, provocato dalla risposta infiammatoria locale all'agente estraneo (chiamato "allergene").
Nel 1902 i francesi C. Richet e P. Portier introdussero per la prima volta il termine di anafilassi, come causa di risposta acuta e grave a sostanze estranee all'organismo come i farmaci. Il primo ad introdurre il termine di allergia fu il pediatra austriaco Clemens von Pirquet, dopo avere osservato pazienti colpiti da difterite.

Le moderne basi della moderna immunologia come la conosciamo oggi, ebbero origine nel 1911 grazie agli studi dei medici L. Noon e J. Freeman, che intuirono il potenziale terapeutico della terapia desensibilizzante vaccinale. Nel 1963 fu proposta la classificazione delle malattie allergiche da Philip Gell e Robin Coombs, e con essa i quattro tipi di reazioni di ipersensibilità.
Mentre la scoperta del primo farmaco utile per le allergie: il primo antistaminico è del 1937 ad opera di Daniel Bovet. Successivamente nel 1949 si è avuta la scoperta degli ormoni steroidei, ad opera di P. Hench insieme a E. Kendall; scoperte queste che hanno posto le basi per la terapia dell'allergia nelle sue manifestazioni sintomatologiche. Negli anni successivi si sono avute la scoperta di altre molecole come: i cromoni e gli antileucotrienici; molecole queste che hanno ulteriormente ampliato il bagaglio terapeutico oggi a disposizione del medico. Nel prossimo futuro potremmo aspettarci novità dal fronte della ricerca sull'ingegneria genetica.

In Italia la storia dell'immunologia si è avuta grazie ai dei medici pionieri che furono: C. Frugoni, G. Sanarelli ed A. Zironi con i loro studi di inizio Novecento; mentre solo nel 1954 si ha la nascita in Italia dell'"Associazione Italiana per lo studio dell'Allergia", successivamente ribattezzata: "Società Italiana di Allergologia e Immunopatologia"

Epidemiologia

L'allergia alimentare ha la più alta prevalenza nei primissimi anni di vita; affligge, infatti, circa il 6% dei bambini con età inferiore ai tre anni. Questa tende a diminuire con l'età, raggiungendo a 10 anni di età l'incidenza che si riscontra negli adulti.
Non si conoscono eventi legati alla razza; tra i bambini il sesso più coinvolto è quello maschile mentre tra gli adulti il sesso più coinvolto è quello femminile.
Nei bambini più piccoli gli alimenti che causano maggiormente l'allergia alimentare, sono: il latte vaccino (2,5%), l'uovo (1,3%), le arachidi (0,8%), la soia (0,4%), il pesce (0,1%) e i crostacei (0,1%). Le forme dovute al latte, uova e soia, nell'80% dei casi, si risolvono con l'età scolare. Al contrario le allergie agli arachidi, noccioline e pesci sono considerate permanenti; il 20% dei bambini con queste allergie ha una risoluzione in cinque anni, anche se recidive sono sempre possibili.
Il Mount Sinai Medical Center-USA in un'indagine telefonica condotta su più di 13.500 persone ha rilevato un aumento delle allergie alimentari alle arachidi con una prevalenza che è passata dal 1997 al 2008 dallo 0,6% al 2,1% nei bambini a fronte di tassi sostanzialmente immutati negli adulti, pur con i limiti del tipo di ricerca condotta il dato è indicativo del costante aumento nei bambini a questo tipo di allergia alimentare.
Gli adulti invece sono maggiormente esposti alle allergie alimentari dovute a: crostacei (2%), arachidi (0,6%), noccioline (0,5%), e pesce (0,4%).
Le reazioni allergiche agli additivi alimentari nei cibi non proteici sono poco comuni. Le reazioni ai vegetali sono relativamente comuni con un'incidenza del 5%, ma non sono generalmente severe. Viene, anche, riportato un aumento dell'allergia ai semi di sesamo, comunemente usato nei prodotti da forno.
Viene riconosciuta una familiarità per malattie atopiche e le allergie alimentari, anche se i fattori ambientali hanno un ruolo decisivo nel manifestarsi della patologia, come viene evidenziato specialmente per l'allergia alimentare alle arachidi.
In USA le allergie sono al VI posto tra le malattie croniche più frequenti; inoltre, il 2-3% dei ricoveri è dovuto a reazioni allergiche da farmaci.
Le allergie cutanee sono la tipica manifestazione dell'allergia alimentare, e sono la malattia della pelle più frequente nei bambini con meno di 11 anni; queste forme sono aumentate dal 3% degli anni sessanta al 10% degli anni novanta. L'orticaria e l'angioedema che cono le manifestazioni cutanee più comuni delle allergie alimentari e colpiscono circa il 15% della popolazione ogni anno. Infine vi sono più di 100 persone che ogni anno muoiono negli USA per reazioni anafilattiche causate dall'ingestione di alimenti.

La situazione in Italia

Secondo questi dati pubblicati dall'Agenzia giornalistica ANSA del 08 05 2010 il problema delle allergie alimentari, specie in età pediatrica, in Italia è molto serio; infatti si hanno:

  • 40 morti per shock anafilattico (stima);
  • 570.000 allergici 18 anni;
  • 270.000 allergici tra 0-5 anni;
  • 150.000 allergici tra 10-18 anni;
  • 80.000 allergici alle uova;
  • 40-50.000 allergici a grano, pomodoro, soia, crostacei, frutta e verdura, noci e arachidi,
  • 100.000 bambini devono usare latti ipoallergenici per un costo di 50 milioni di euro ogni anno che grava esclusivamente sulle famiglie;
  • 1.500.000 gli adulti con allergia agli alimenti.

A questi numeri va aggiunta la scarsa conoscenza delle procedura di emergenza da implementare in caso di crisi anafilattica, sempre possibile in questi pazienti; in particolare rispetto l'uso di adrenalina sotto cute con l'autoinettore.

Mortalità e morbilità

L'assunzione di cibo può anche essere fatale in soggetti che hanno precedenti di asma (specie quelli con cattivo controllo dei sintomi), precedenti episodi di anafilassi con l'alimento incriminato, mancato riconoscimento dei sintomi precoci di anafillassi e/o ritardo nell'uso dell'adrenalina.
Gli adolescenti e i giovani adulti sembrano essere la popolazione più a rischio.
La mortalità dovuta all'assunzione del latte è aumentata in modo notevole negli ultimi anni. Gli alimenti più frequentemente implicati sono: arachidi, nocciole, pesce e crostacei, anche se altri cibi possono determinare l'anafilassi.
I sintomi più frequentemente osservati sono: prurito orofaringeo, angioedema/edema laringeo, stridore, tosse, dispnea, asma, arrossamento, orticaria e angioedema. I casi fatali presentano: edema laringeo severo, broncospasmo irreversibile, ipotensione resistete ai trattamenti (shock) o una combinazione di questi. A volte però si possono presentare problemi come nausea, vomito, diarrea o stitichezza a seconda del soggetto, ma porta anche problemi sessuali e relazionali, specialmente nei ragazzi d'età compresa tra i 14 e i 21 anni.
Un'indagine condotta presso il Dipartimento di Emergenza dell'Ospedale Maggiore della Carità di Novara (nel periodo 1 gennaio 2003-31 dicembre 2006), tra i ricoveri ospedalieri per anafilassi o per allergia alimentare; su 165.120 ricoveri in rianimazione con 6107 casi di reazione allergica sospetta; i casi sospetti di allergia alimentare sono stati: (1.4%) allergie alimentari e (0.8%) casi di anafilassi.

Allergeni chimici

  • Coloranti
  • Preservanti
  • Antiossidanti
  • Esaltatori di sapore
  • Sostanze naturali

Meccanismi fisiopatologici delle allergie
I meccanismi fisiopatologici dell'allergia propri delle reazioni di ipersensibilità immediata di tipo I, la cui manifestazione clinica più grave è l'anafilassi, si manifestano sia come reazioni locali che sistemiche. La reazione sistemica generalmente fa seguito alla somministrazione endovenosa di un antigene precedentemente somministrato a cui l'ospite si è precedentemente sensibilizzato; questo porta ad uno stato di shock anche fatale.
La natura della reazione locale varia in funzione della porta di ingresso dell'antigene; essa può assumere la forma di un edema cutaneo localizzato (allergia cutanea o orticaria); secrezione nasale e congiuntivite (rinite allergica e congiuntivite), febbre da fieno o asma e manifestazioni gastrointestinali (vomito, diarrea, dolori addominali). Le reazioni da ipersensibilità di tipo I si manifestano in due fasi:

1. fase immediata

  • fase di sensibilizzazione (prima esposizione all'antigene)
  • fase di scatenamento

2. fase ritardata o secondaria

Il mastocita (vedi immagine) ha un ruolo cruciale nello sviluppo della patologia. Esso è posto anatomicamente in zone strategiche per la risposta immunitaria, come i vasi sanguigni, le mucose, i nervi. L'attivazione del mastocita avviene grazie un legame tra i recettori e le IgE. Un'altra tappa cellulare importante nel processo di ipersensibilità immediata di tipo I è quella determinata dalle cellule Th2: esse ricevono il segnale dalle cellule presentanti l'antigene (macrofagi e cellule dendritiche), dopo di che le Th2 si differenziano e producono varie citochine; queste ultime servono per attivare la produzione delle IgE da parte delle cellule B (fase di sensibilizzazione). I mastociti insieme ai basofili esprimono i recettori di membrana FcεR, dotati di elevata affinità per le IgE. Quando i mastociti sono ricoperti di IgE sulla superficie dopo una prima fase di sensibilizzazione, il successivo contatto con gli antigeni determina il legame tra 2 molecole di IgE ed il recettore FcεR. Questo legame (antigene + 2 IgE + recettore FcεR) determina un'attivazione dei processi di trasduzione di segnale citoplasmatici del mastocita Ca++ dipendenti, che comportano la fusione delle vescicole lisosomiali piene di mediatori, soprattutto di istamina, con la superficie interna della membrana del mastocita e conseguente liberazione dei mediatori chimici immagazzinati (fase di scatenamento). Questi mediatori sono i responsabili dei sintomi tipici delle reazioni di ipersensibilità di tipo I sia sistemiche che localizzate ed inoltre attivano anche le risposte di tipo tardivo.

 

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